Scrivi che ti passa. Il piacere di rileggersi per stare meglio

Oggi si scrive sempre meno. È un dato di fatto. Lo confermano le ultime statistiche, il forte calo delle vendite dei libri e dei quotidiani, nonché principalmente l’uso che se ne fa dei messaggi sul telefonino con frasi stringate, sintetiche, simboli vari e cuoricini, facce e faccette. Ma questo non è scrivere, si può dire che è un modo per “sentirsi”, inoltre l’avvento di internet ha tolto, quasi del tutto, il piacere di comunicare attraverso le lettere. Tempi andati, dunque, quelli dei diari personali e di scuola dove ci si appuntava ogni segreto e fatti riservati. Così la scrittura, oggi come oggi, non è più di moda anche se, pian pianino, sta per essere rivalutata addirittura, udite, udite, come metodo terapeutico. Infatti se si prova a mettere su una propria storia, scrivendola, è possibile che si impari ad ascoltarsi, a dialogare con se stessi a un livello profondo. Capita a tutti di attraversare dei brutti momenti, bene; mettere nero su bianco le proprie sensazioni, i timori e le gioie potrebbe dare in qualche modo un minimo di sollievo. I risultati si ottengono non in base alla forma letteraria ma alla capacità di lasciarsi andare, fidarsi del proprio istinto.

In proposito esiste il cosiddetto quaderno degli esercizi dove si evince ciò che segue: “quando provi emozioni forti, specie se negative, come rabbia e rancore, scrivi ciò che senti e metti via i fogli. Rileggili qualche giorno dopo e osserva che effetto ti fanno. Se ancora ti turbano, prova a scrivere cercando il lato paradossale di quei sentimenti mediante una visione umoristica o esageratamente drammatica. Sicuramente il punto di vista cambierà e, con esso, le sue sensazioni”.

Un’altra cosa da fare, se per caso si attraversi un periodo di scarsa fiducia in se stessi, è scrivere tutti i risultati che si è raggiunti nel corso della vita; hai finito le scuole, hai un lavoro, hai aiutato gli amici, vi siete sposati, avete avuto figli…e rileggili molte volte aggiungendo gli eventi della giornata e correggendo quelli negativi, oppure scrivi un motivo che giustifichi la sua azione. Così raccontare un semplice evento può cambiare l’evento stesso. Esistono molte prove sui benèfici effetti della scrittura. Annotare la tristezza, la rabbia o la felicità di alcuni episodi aiuta senz’altro a gestire meglio le proprie emozioni con più obiettività. Ad esempio, nel caso di un disturbo fisico, occorre mutare abitudini di vita, di alimentazione, o assumere dei farmaci. Per un disturbo psicologico, bisogna cambiare pensiero o punto di vista. La scrittura può aiutare in entrambi i casi perché cambiare la narrazione del mondo ci aiuta a modificare anche il nostro mondo interiore.

Significativa l’affermazione dello scrittore Fulvio Fiori: “ho iniziato da ragazzo scrivendo canzoni, poi accorate lettere alle ex-fidanzate che non spedivo, poi commedie e ancora un romanzo in cui ho scritto la storia della mia infanzia con un tono umoristico che mi ha permesso di guardare con distacco le emozioni negative e trasformarle in nuova energia vitale. Risultato: mi sono sentito meglio e il libro ha vinto il Premio Massimo Troisi per la scrittura comica, il titolo era: Il giorno che sono nato c’era sciopero delle cicogne”. L’invito dunque è di prendere una penna (o il computer) e provare a mettere ordine: spesso le storie semplici, di paese, possono diventare grandi storie. E la vita di ognuno, che è il bene più prezioso, è già di per se una gran bella storia.

Scrivi anche tu un articolo, un racconto, una storia; una qualsiasi cosa che possa essere utile, significativa ed emozionante e manda il tutto al seguente indirizzo: redazione@lafocediscanno.com

Lascia un commento

error: Alert: Il contenuto è protetto!