Antichi mestieri: La cardatura

Tra gli antichi mestieri più diffusi in Abruzzo, ricordiamo gli intagliatori del legno, gli ombrellai, i bottai, gli scalpellini, i confettai, i coltellai, i vetrai, le bottonaie, gli incisori del cuoio, i tintori, e tantissimi altri. Non possiamo rischiare di perderne la memoria perché rappresentano le fondamenta della nostra tradizione, tra questi l’arte della cardatura.

La cardatura è il procedimento che permette di districare e liberare dai residui spinosi le fibre della lana, o le fibre vegetali, prima della filatura. Il termine cardare deriva da cardo, la pianta selvatica, infestante e spontanea, che anticamente era usata per districare le fibre della lana grazie alle sue infiorescenze secche dotate di aculei. Già gli antichi egizi usavano il cardo per la lavorazione della lana e Carlo Magno nei Capitolari (812 d.c.) ne raccomandava la coltivazione nell’orto, accanto alle altre colture ad uso familiare.

Prima della rivoluzione industriale la cardatura veniva esclusivamente fatta a mano con i cardacci, due assicelle di legno dotate di impugnatura irte di chiodi; la sfregatura di una contro l’altra con in mezzo l’ammasso di fibre provvedeva a districare le fibre stesse. Gli addetti a tale operazione erano detti, in alcune zone d’Italia, “battilana” o “battilani” , e il loro protettore era San Biagio martirizzato proprio coi cardi. Oggi i cardacci hanno sottili dentini in acciaio, molto simili ad un tipo di spazzole per i cani.

Le cardatrici, che fino a non molto tempo fa vedevamo usare dai materassai quando rifacevano i materassi di lana, non possono essere usate per ottenere fibre tessili da filare, perché dotate di una dentatura molto grossolana e di un’azione troppo energica; queste caratteristiche conferiscono sì un aspetto gonfio, ma rompono e accorciano le fibre.

Verso gli ultimi giorni di maggio, tosate le pecore, la lana si appendeva, si torceva e si raccoglieva in un grande lenzuolo e poi la si immergeva nell’acqua tiepida, si sgrassava e si sciacquava bene al fiume fino a farla diventare bianca e si metteva aperta al sole per farla asciugare bene. Una volta asciutta si allargava con le mani, cioè si carminava pulendola dai residui spinosi. La lana così era pronta per venire pettinata, cardata. La cardatura, o pettinatura della lana, si eseguiva a mano utilizzando due pezzi di legno, muniti di punte metalliche ricurve, chiamate scardassi. L’operazione della cardatura un tempo veniva effettuata anche per ridare sofficità alla lana contenuta nei materassi.

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