“A raccontar Frattura”, tra storia, identità e curiosità

“Esplorando”… il borgo di Frattura siamo venuti a conoscenza, grazie a Enzo Gentile, del libro “A raccontar Frattura”, scritto a quattro mani da Armando Iafolla e Luciana D’Alessandro. Un libro schietto e sincero di cui vi proporremo, di volta in volta, alcune pagine molto interessanti per il valore storico e per il modo in cui vengono raccontate, un modo a “viva voce” come anticipato nella presentazione: “Queste pagine nascono dal profondo desiderio di donarvi un piccolo pezzo di noi, del nostro paese, di svelarvi chi siamo veramente, da dove veniamo, i nostri momenti di comunità in difficoltà, i valori, le scelte giuste e sbagliate che ci hanno reso le persone che oggi siamo. Cercherò di onorare, almeno nel ricordo, chi ci ha preceduto trasmettendoci la serenità che nasce dalla parola”, Armando Iafolla, 2023.

…a cominciare da:

Il borgo di Frattura, passaggio obbligato per le truppe romane

Si racconta che in tempi antichi Frattura sia stato uno dei luoghi dove le truppe romane si fermavano per ristorarsi prima di proseguire verso terre da conquistare. La strada di collegamento era la Minucia, dal nome del Console Minucio Valerio. La presenza di truppe romane è confermata dai numerosi reperti archeologici che i nostri contadini trovavano durante i duri lavori agricoli. Le località maggiormente ricche di queste preziose fonti dell’antichità sono state individuate nella Valle delle Croci, cui fa seguito la Fonte dei Romani e il Vallone dei Romani. La strada Minucia, detta in seguito Strada delle Carrozze, attraversava la Valle Peligna e dopo Anversa degli Abruzzi, piegava su per Castrovalva attraverso i monti, perché non vi era ancora la Strada della Valle del Sagittario. Attraverso il Valico della Cona scendeva fino a Frattura Vecchia, risalendo verso San Lorenzo per giungere a Passo Godi e di lì proseguire in direzione Capua. Successivamente il tracciato di collegamento da Sulmona a Scanno è stato realizzato e terminato nel 1892, sulla base di quello dell’attuale Strada Sannite.

La costruzione della strada Sannite

Prima della costruzione dell’attuale strada Sannite, erano presenti due percorsi per collegare Sulmona con gli altri paesi della valle. Il primo percorso era la medioevale via Salara, conosciuta anche come strada delle Carrozze. La via Salara partiva da Sulmona e passava in prossimità di Torre dei Nolfi (Vallecorvo) e raggiungeva Bugnara. Saliva lungo il fianco del Monte Genzana e della Madonna Incoronata), passava nei pressi di Frattura Vecchia e Frattura Nuova. Proseguendo lungo il fianco del Monte Genzana e Serra Sparvera, attraversava le contrade Giardino e Colangelo e passando per lovana e Posta Pantano di Chiarano raggiungeva Villetta Barrea e Alfedena. Presso i Prati di Castro una diramazione della Salara portava verso il Monastero si San Pietro e da qui a Villalago (nei pressi della Villa Vecchia), proseguiva per il lago in località Acquevive e risaliva verso il Colle di Sant’Egidio e quindi Scanno. Il progetto iniziale della futura Sannite fu elaborato nella prima metà del 1800, ancora sotto il Regno di Napoli e prevedeva un tracciato diverso da quello attuale. Da Scanno a Villalago veniva utilizzato il percorso della Carrozzabile, già disponibile. (questo tratto era stato realizzato dalla Università di Scanno con un contributo consistente di don Alessandro Abrami di Scanno). Da Villalago la strada risaliva verso il Monastero di San Pietro e, nei pressi dei Prati di Castrovalva, si ricongiungeva al vecchio tracciato della Salara per proseguire verso Sulmona. Escludeva quindi l’attraversamento di Anversa. I lavori per la costruzione della strada iniziarono, ma furono bloccati quando raggiunsero il territorio di Castrovalva, che era sotto la giurisdizione di Anversa dal 1812. Il blocco fu determinato dalle proteste e richieste di modifiche parte di Anversa e Villalago. Anversa richiedeva un percorso che attraversasse il Paese; Villalago protestava perché la strada passava attraverso i campi di coltivazione con alta resa, soprattutto nella zona del Monastero di San Pietro. Anche i fratturesi si opponevano alle varie proposte di attraversamento di strade nelle zone più produttive. (articolo segnalato da Antonio Costantini di Villalago).

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