Direttore Parco: non è giusto uccidere l’orso ma è necessario

“Non è giusto uccidere un orso, ma è necessario per rispettare quel patto di convivenza in un posto dove gli orsi non erano più abituati a stare. Non mi permetterei mai di mettere in discussione la vita di un orso, ma un orso su 100 non fa la differenza soprattutto su una popolazione che in 25 anni da zero è passata a cento”. A sostenerlo è il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), Luciano Sammarone, secondo il quale “derogare da questo contratto significa mettere in discussione il piano d’azione iniziale e allora poi dare fiato a tutti quelli come Fugatti, il presidente della Provincia di Trento, che dice che gli orsi sono troppi”.

“Le norme di tutela dell’orso sono uguali per tutte le regioni, dato che, a salvaguardia di questa specie, ”particolarmente protetta”, c’è la legge 157 del ’92 e c’è una direttiva europea. La differenza tra Trentino e Abruzzo? Sulle Alpi c’è l’orso bruno europeo; in Abruzzo c’è l’orso bruno marsicano, che è una sottospecie. E questa sottospecie, come dimostra uno studio da noi commissionato all’Università degli Studi di Ferrara, è meno aggressiva. Lo dice la genomica. Benintesi, non esistono orsi buoni e orsi cattivi, esistono orsi molto aggressivi e altri meno aggressivi. Ad esempio, io posso essere molto cattivo ma non aggressivo. Fermo restando che gli animali aggrediscono solo per difesa o se si sentono alle strette”.

Lo spiega, all’Adnkronos, Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm). ”In Trentino – aggiunge – il livello di antropizzazione è maggiore che nella nostra regione dove la fauna selvatica gode di ampi e selvaggi habitat, anche protetti dai vari Parchi. C’è, poi, da tenere presente che, sull’Appennino Centrale, questi animali ci sono sempre stati. Non sono mai stati cacciati e fatti estinguere come accaduto altrove in Italia. Fanno parte, quindi, da centinaia di anni, della nostra cultura; di una tradizione, anche agro-pastorale, che si tramanda da secoli. Qui, con gli orsi abbiamo, dunque, sempre convissuto, e, in generale, non esiste un sentimento di repulsione verso di essi. In Trentino, invece, gli orsi sono tornati nel 1999, quando tramite il progetto Life Ursus è stato ricostituito il nucleo nelle Alpi Centrali, tramite il rilascio di individui portati dalla Slovenia. Il rapporto con essi è dunque più recente, nuovo, diverso”. ”La natura – conclude Sammarone – ha tempi diversi dai nostri, abituati a ragionare alla velocità di mail e whatsapp. Per ritrovare un equilibrio, necessario, con essa, dobbiamo iniziare a ragionare e a comprendere i suoi tempi”.

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