Pagine di gioventù: C’era una volta…

Dovevate vedere le nostre facce estasiate con il naso all’insù, la bocca aperta e gli occhi spalancati, fissi su quella figura che lentamente camminava avanti e indietro, passo dopo passo, su un filo di ferro teso sopra la piazza. Per tenersi in equilibro usava solo un’asta, certo non gli mancava il coraggio anche se a volte esitava per riprendere fiato ondeggiando pericolosamente, tanto da generare nella folla sottostante più di un sonoro ooooooooooooooh di timore e qualche grido di terrore. Non ci sembrava vero, forse stavamo solo sognando. Ci dissero che erano funamboli da circo e che insieme ad altri equilibristi, prestigiatori, saltimbanchi, trampolieri, bande musicali, cantanti e sportivi di ogni genere, si trovavano tutti insieme in paese per la “Settimana Scannese”.

Negli anni ’50, in agosto nel bel mezzo dell’estate, Scanno era piena di turisti e tantissime erano le manifestazioni di spettacolo in cartellone. Per noi bambini dai sei ai dieci anni era veramente una festa. Così anche per tutto gli scannesi tornati in famiglia per le vacanze, comprese le nostre donne pronte ad indossare il  bellissimo e particolarissimo costume tradizionale, un costume di rappresentanza preso a simbolo del nostro Abruzzo, sempre presente nei vari convegni, congressi e in tutte le cerimonie di premiazione.

Altrettanto fu lo stupore al lago dove, nei pressi della chiesetta era stato allestito un palco quadrato perimetrato con delle funi, qui due persone in pantaloni corti se le menavano di santa ragione, erano boxeur che combattevano per le qualificazioni e per il titolo regionale, ad ogni cazzotto ben dato la gente applaudiva entusiasta. Ciò ci sembrò molto strano dato che quando ci bisticciavamo noi, venivamo spesso sgridati meritandoci anche il resto.

Ai prati del lago non c’era più posto per prendere il sole, mentre in acqua venivano calate delle strane barche sottili a punta per le gare di canottaggio. In calendario anche la regata velica, le gare di nuoto, pesca, scherma, il raduno motociclistico e la mostra d’arte abruzzese. Nei pressi altra gente si accalcava verso il campo da tennis in terra rossa, uno dei primi costruiti in Italia, per assistere a un torneo tra i più qualificati della Regione con la presenza di tennisti di nome molto talentuosi.

Presso le sale da ballo degli alberghi ogni sera gli ospiti venivano allietati da musicisti e cantanti di grido fino a notte inoltrata. A noi ovviamente era permesso solo di sbirciare un po’ dietro le vetrate e quindi a letto prima della mezzanotte.

Gli appuntamenti più seguiti però erano quelli in piazza Codacchiola dove, oltre ai comici, si esibiva in un gran finale il complesso bandistico “La Racchia”, una banda un po’ tanto particolare che ci divertiva moltissimo. E c’era chi suonava con una scopa, chi con il tubo della stufa a ranocchia, chi con i coperchi da cucina, chi con dei scopettoni, chi con l’imbuto e con qualsiasi altro mezzo, tutti insieme a fischiare ed urlare: “…e pe’ cantà ce vuleva ze’ Necola, j à, j à, j à…”.

Nell’aria si percepiva qualcosa di magico; un senso di allegria e spensieratezza. Era il tempo dei gelati, delle passeggiate al lago, ai giardinetti e alla pineta. E poi eravamo in estate, con la testa chissà dove, come dentro ad una fiaba, nel pieno della nostra gioventù.

Fonte: Raccolta “Pagine di gioventù” (1959 – 1979) di Pelino Quaglione

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