Al bando la plastica monouso

Dalla rubrica “I perché della Foce”, numero di novembre 2021.

Perché non dare il via a un progetto per una Scanno plastic free? 

Una vera e propria sfida “green” per rendere il nostro borgo il primo paese della valle del Sagittario ad adottare un provvedimento del genere. Salvaguardare il nostro territorio è una necessità non più rinviabile. Un ambizioso progetto che ha come obiettivo di sospendere l’utilizzo della plastica monouso. Niente più bottigliette, ma solo erogatori di acqua alla spina e borracce riutilizzabili (anche gratis, come documenta la foto, scattata nel comune di Capranica Prenestina). Nell’iniziativa bisognerebbe coinvolgere tutti i commercianti locali. Bar, alberghi e ristoranti si devono impegnare a vendere ai residenti e turisti l’acqua erogata alla spina a un prezzo adeguato insieme alle borracce termiche in acciaio magari con il logo dell’attività a prezzi ridotti. Non solo laghi e montagne liberi dalla plastica ma, in linea con altre località italiane già avanti nell’iniziativa, anche la promozione di un turismo sempre più consapevole e soprattutto a basso impatto ambientale.

Dallo scorso 14 gennaio, dopo anni di polemiche e rinvii, con il d.lg. n. 196 dl 2021 si fa finalmente divieto di utilizzo della plastica monouso.

Il provvedimento risponde agli obiettivi imposti dalla direttiva europea n. 2019/904 (Single Use Plastic), che, al fine di promuovere una fattiva transizione verso un modello di economia circolare, impone di adottare misure di contenimento dell’incidenza sull’ambiente e sulla salute umana di determinati prodotti in plastica e, in particolare, dei prodotti in plastica monouso (piatti, bicchieri, cannucce, etc.) che, a causa delle particolari modalità di impiego, sono caratterizzati da un alto tasso di rischio di dispersione.

Rispetto alla direttiva, l’Italia introduce la novità di escludere dai prodotti monouso quelli biodegradabili e compostabili che presentano una percentuale di materia prima rinnovabile pari o superiore al 40% per il 2023 e al 60% per il 2024. La scelta non può non essere stata condizionata dal primato detenuto dal Paese nella produzione di bioplastiche (per 110mila tonnellate annue, 280 aziende interessate con 2.800 addetti e un mercato da 815 milioni di euro). La previsione del credito d’imposta a favore delle imprese che promuovono l’acquisto di materiali e prodotti alternativi alla plastica monouso, ancora una volta con riferimento anche alla plastica biodegradabile e compostabile, rivela l’intenzione di agevolare, al tempo stesso, una riconversione e/o diversificazione del settore della plastica tradizionale. Si legge un tentativo di sollecitare i produttori alla modifica dei cicli produttivi. Il provvedimento nazionale, infatti, introduce un impegno di riduzione al 2026 per prodotti come tazze o bicchieri per bevande e i contenitori per alimenti rimasti fuori dal gruppo ‘polimeri naturali non modificati’. Tuttavia, è elevato il rischio che si apra una procedura di infrazione europea, considerato che le specifiche italiane non compaiono nelle norme approvate a livello comunitario e, soprattutto, alla luce del parere preventivo espresso a dicembre 2021 dalla Commissione europea.

Meritocrazia Italia auspica che l’Italia punti a rendere tutti gli imballaggi riutilizzabili o riciclabili entro il 2030, con interventi mirati anche sull’overpackaging e sulla progettazione, con riduzione della loro complessità e introduzione di un sistema di deposito su cauzione (DRS) per i contenitori per le bevande. È indispensabile procedere da subito alla costruzione di un programma completo e partecipato di riconversione delle attivitàCiò in miglior aderenza alle disposizioni europee e comunque senza perdere di vista la particolare realtà imprenditoriale nazionale, in ragionevole bilanciamento tra le impellenti esigenze di sostenibilità e le esigenze di aziende già in gravissimo affanno. Occorre introdurre non solo target vincolanti di riduzione e riuso per gli imballaggi e gli articoli monouso, ma anche incentivi per promuovere più moderni modelli di business basati sul riutilizzo dei prodotti.

Infine, si ravvisa la necessità di istituire un Osservatorio permanente sul riutilizzo e il riciclaggio, che garantisca la valutazione della rilevanza delle soluzioni adottate da un punto di vista ambientale ed economico.

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