Un’estate torrida e una siccità prolungata hanno abbassato il livello dell’acqua del Lago di Scanno, bacino naturale in provincia dell’Aquila, facendo emergere sulle rive numerosi esemplari di Anodonte Cygnea, un bivalve comunemente chiamato cozza d’acqua dolce.
Diffusa in molte zone dell’Europa, in acque stagnanti con fondo fangoso, la sua presenza a Scanno rappresenta una novità, non essendo una specie autoctona. Non è, però, un animale dannoso per l’ambiente in cui vive, anzi è molto utile e denota un alto livello di qualità delle acque dello specchio lacustre abruzzese.
“Le Anodonte Cygnee sono presenti nei laghi di montagna, e hanno il guscio di forma tondeggiante a ovale allungato, più grande delle cozze di mare – spiega a Virtù Quotidiane Enzo Gentile, profondo conoscitore e studioso del Lago di Scanno – arrivano, infatti, fino a 15-20 centimetri. Hanno una colorazione giallo-brunastra mentre all’interno sono perlacee. Normalmente vivono in mezzo ai canneti o in mezzo alle alghe: queste ultime sono ricomparse a Scanno negli ultimi dieci anni mentre prima erano più diffusi i canneti. Sono ciclicità naturali e adesso è il momento delle alghe, utili per creare ossigeno oltre ad essere un ottimo nascondiglio per i pesci, per le cozze di lago e per la fauna bentonica presente. Le Anodonte Cygnee si nutrono di piccoli molluschi presenti nel lago dove sono presenti numerose sostanze nutritive, dai funghi ai copepodi, ma anche con una importante fauna bentonica e planctonica”.
“Ho potuto notare la loro presenza dal 2012, quando, con la siccità, ho approfondito lo studio delle rive del lago – aggiunge -, trovando sulle sponde anche testimonianze antropiche. Il problema è che quando il lago va in siccità le Anodonte Cygnee non riescono a tornare in acqua, e spesso vengono catturate. Le operazioni di cattura, oltre che dannose per l’ambiente del lago, sono pericolose per chi si approccia in maniera superficiale alle rive fangose che possono far sprofondare. È davvero importante, se trovate vive, rimetterle nell’acqua per salvarle, anche se purtroppo molte non sopravvivono. Va anche specificato che non sono commestibili”.
Quelle che in gergo vengono chiamate ‘cozze di lago’ aiutano a tenere l’acqua pulita e, se in salute, possono filtrare quasi 40 litri di acqua l’ora. Grazie alla sua capacità di insabbiarsi in terreni fangosi, anche a profondità importanti, contribuisce a mantenere ossigenato il substrato ed evitare la formazione di zone anossiche. “Le cozze sono solo una componente del Lago di Scanno, ma testimoniano come le acque siano migliorate rispetto agli anni ’70, quando erano sostanzialmente eutrofiche, e adesso che, dopo molte battaglie, siamo riusciti ad evitare che dal paese e dal depuratore arrivassero sostanze inquinanti, sono mesotrofiche in estate e oligotrofe, cioè ricche di ossigeno in inverno quando nevica e piove. Adesso lo stato dell’ossigeno è fermo dalla superficie a 10 metri perché il caldo restringe l’ossigeno ad un’altitudine più elevata di quella invernale: più freddo fa più si scioglie l’ossigeno e quello del lago diventa un ambiente interessante” conclude Gentile. Ilaria Micari
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