Il ricordo di Gregorio Rotolo a un anno dalla scomparsa

‘Gregorio Magno’, il titolo di una delle tante iniziative che la Delegazione Onaf di Roma ha condiviso con Gregorio Rotolo, scomparso il 13 marzo 2022, dopo una grave malattia contro la quale ha combattuto sino all’ultimo. L’appellativo ‘Magno’ non era per la sua stazza, o perlomeno non solo, ma per la magnificenza e grandezza dei suoi prodotti. È stato un’icona della pastorizia e per sostenerla creò, insieme a Nunzio Marcelli, l’iniziativa “adotta una pecora”. Strenuo difensore della biodiversità e della filiera corta, Casaro fine e insuperabile. Conosciuto non solo dagli abitanti della sua regione, l’Abruzzo, verso la quale nutriva un amore viscerale, ma da tutti coloro sparsi in tutta Italia che con lui condividevano l’amore per il gusto autentico delle radici, che per lui era rappresentato dall’antico e splendido paese di Scanno, famoso per il magico lago omonimo a forma di cuore, immerso nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

L’autore dell’articolo Domenico Villani con Gregorio al “Premio Roma”

E da quest’ autentico borgo era riuscito a farsi conoscere e soprattutto a regalare formaggi strepitosi, dai sapori unici e genuini, apprezzati sino a Manhattan. Siamo negli anni ’70, quando Gregorio fondò l’Azienda Agricola con pochi capi di ovini. Oggi l’Azienda, divenuta nel frattempo anche biologica, nonché Agriturismo, conta 1500 pecore, 100 capre e 40 mucche per la produzione di formaggi, carni e salumi. Mi è difficile parlare di lui semplicemente come Produttore, perché era anche, anzi, soprattutto un amico. Ed era difficile non esserlo, perché era una persona generosa, disponibile, verace e queste sue caratteristiche si potevano riscontrare anche nei suoi prodotti, dei quali ne parlava solo per raccontare la loro genesi. In fondo erano i suoi formaggi a parlare e a comunicare la passione e la competenza che infondeva. Sono tanti gli aneddoti che mi legano a lui e faccio fatica a sceglierne uno, ma forse la difficoltà è nel dover accettare che non posso più avere un confronto con lui, che non mi capiterà più che mi faccia assaggiare un nuovo formaggio da proporre ai suoi fedelissimi clienti. Ma c’è un episodio che, forse più degli altri, racchiude il suo valore e quello dei suoi prodotti. Mi trovavo a Milano per l’Expo 2015 e precisamente in piazza Gae Aulenti, dove era stata allestita una struttura in legno, in cui, con una sequenza veloce venivano proiettate immagini a 360°, della durata di 15 minuti, rappresentative delle eccellenze del nostro paese, con un effetto di luci e di musiche talmente coinvolgenti, da suscitare, in alcuni passaggi, forti emozioni ai presenti.

Ed ecco, all’improvviso, quando le immagini stavano per terminare, apparire sul grande schermo Gregorio, sulle sue montagne che volge lo sguardo verso il drone che lo riprende e sembra esclamare: “guardate quanta bellezza”! E voglio pensare che non fosse un caso che proprio lui terminasse quello stupendo filmato e fosse lui a rappresentare la bellezza dei luoghi, dell’eccellenza dei mestieri, dell’offerta eno-gastronomica e dell’Arte in ogni sua forma, del nostro Paese. Appena uscito non ho potuto fare a meno di chiamarlo e scopro che anche lui è a Milano all’iniziativa Golosaria. Lo raggiungo e appena arrivo, senza nemmeno darmi la possibilità di un saluto, rivolgendosi a un giornalista di una TV locale che aveva già il microfono pronto, gli chiede di intervistare me per parlare dei suoi formaggi. Questo era Gregorio. È difficile scegliere un prodotto tra i tanti che realizzava, ma credo di non sbagliarmi nel menzionare uno a cui lui teneva molto e lo si poteva capire quando raccontava come era nato: la Ricotta Scorza nera, una semplice ricotta stagionata, fatta con tre sieri diversi, provenienti da latte vaccino, ovino e caprino, ricoperta di muffe e massaggiata con olio di oliva. Sono sicuro che tutte le persone che hanno avuto modo di conoscerlo o di conoscere i suoi prodotti non lo dimenticheranno mai. Ciao Gregorio, amico mio.

Domenico Villani

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