La processione degli incappucciati

Ogni anno, durante la Settimana Santa, si rinnova e si rievoca il calvario di Cristo. Fu il Concilio di Nicea nel 325 a stabilire che la Pasqua cristiana fosse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio, seguente l’equinozio di primavera. In Abruzzo, terra dalle tradizioni millenarie, dove ogni storia ha legami profondi con l’antico, numerose sono le iniziative religiose legate alla Pasqua come la visita ai sepolcri allestiti nelle chiese e la processione del Cristo Morto del Venerdì Santo. Un fenomeno tipicamente meridionale è il ruolo delle Confraternite nella celebrazione delle funzioni liturgiche e paraliturgiche.

L’aura di lutto che pervade il periodo è meglio rappresentato dalla processione degli Incappucciati, uno dei riti più attesi. La suggestiva processione,  all’alba del venerdì, percorre le stradine del borgo in visita alle principali chiese del paese che espongono i sepolcri e i confratelli avanzano con il volto coperto dal bianco cappuccio, come tradizione e come atto penitenziale per il tradimento covato da Giuda nell’Ultima Cena. Chi assiste ai bordi delle strade al lento passare dei confratelli “incappucciati” vive e partecipa in egual misura: attori e spettatori, tutti in ogni caso penitenti, restano raccolti in religiosi silenzi.

Tutto viene vissuto in un’atmosfera quasi irreale, interrotta soltanto dal suono luttuoso dei canti e  dal passo lento e cadenzato dietro la grande croce di legno. Un momento questo di passione ma soprattutto di riflessione; le case restano mute e la religione si fa racconto, per narrare la storia delle nostre comunità. Gli scannesi sentono particolarmente queste rievocazioni religiose e non c’è borgo in Abruzzo e nel sud Italia che non abbia le proprie. Ed ecco allora che, sempre più spesso in questo nostro tempo, il sacro sembra rifiorire tra le pieghe della moderna società.

Giulia Di Bartolo

Nota – Innumerevoli sono i riti legati alla settimana santa e alla passione di Cristo. Diffusissimi nell’Italia del sud, affondano le radici nelle tradizioni importate durante la dominazione spagnola del ‘600. Non a caso, ancor oggi la più impressionante espressione della processione degli incappucciati la troviamo a Siviglia, in Andalusia. Abitualmente per le strade di Siviglia si snodano processioni di sessantamila persone, in rappresentanza di circa sessanta confraternite, che sfilano durante la settimana santa, recitando varie funzioni, mentre gli spettatori assiepati ai bordi delle vie principali raggiungono il milione durante la notte clou: tra il giovedì e il venerdì, quando le confraternite (le più importanti quelle del Silenzio, del Gran Potere, del Calvario, dei Gitani, della Speranza di Triana e della Macarena) intraprendono la loro processione verso la Cattedrale. Più vicino a noi il rito è importante a Isernia e a Lanciano. Il significato del cappuccio con solo le fessure per gli occhi è riconducibile al fatto che il penitente deve essere noto solo a Dio.

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